lunedì 21 giugno 2010

Fiat, lettera degli operai di Tychy a quelli di Pomigliano

I lavoratori della Fiat di Pomigliano D’Arco sono chiamati a votare se accettare o meno le condizioni che la FIAT gli ha posto per riportare in Italia la produzione della Panda, attualmente prodotta in Polonia, a Tychy. Le condizioni – come ampiamente riferito dal nostro sito in vari articoli e commenti – sono molto stringenti: agli operai, tra le altre cose, è richiesto di lavorare di sabato, di fare tre turni al giorno invece di due, di ridurre la pausa pranzo a mezz’ora, di fare obbligatoriamente 120 ore di straordinari e di accettare periodi di malattia non retribuiti.

Se gli operai della FIAT dovessero accettare queste condizioni ci sarà comunque uno stabilimento che chiuderà: quello di Tychy. E’ evidente che il problema del lavoro, in un mercato globale, ha dimensioni internazionali. Sono proprio alcuni operai di Tychy a ricordarlo, in una lettera accorata che hanno spedito ai colleghi di Pomigliano e che noi vi riportiamo integralmente:

“La FIAT gioca molto sporco coi lavoratori. Quando trasferirono la produzione qui in Polonia ci dissero che se avessimo lavorato durissimo e superato tutti i limiti di produzione avremmo mantenuto il nostro posto di lavoro e ne avrebbero creati degli alti. E a Tychy lo abbiamo fatto. La fabbrica oggi è la più grande e produttiva d’Europa e non sono ammesse rimostranze all’amministrazione (fatta eccezione per quando i sindacati chiedono qualche bonus per i lavoratori più produttivi, o contrattano i turni del weekend).

A un certo punto verso la fine dell’anno scorso è iniziata a girare la voce che la FIAT aveva intenzione di spostare la produzione di nuovo in Italia. Da quel momento su Tychy è calato il terrore. Fiat Polonia pensa di poter fare di noi quello che vuole. L’anno scorso per esempio ha pagato solo il 40% dei bonus, benché noi avessimo superato ogni record di produzione.

Loro pensano che la gente non lotterà per la paura di perdere il lavoro. Ma noi siamo davvero arrabbiati. Il terzo “Giorno di Protesta” dei lavoratori di Tychy in programma per il 17 giugno non sarà educato come l’anno scorso.
Che cosa abbiamo ormai da perdere?

Adesso stanno chiedendo ai lavoratori italiani di accettare condizioni peggiori, come fanno ogni volta. A chi lavora per loro fanno capire che se non accettano di lavorare come schiavi qualcun altro è disposto a farlo al posto loro. Danno per scontate le schiene spezzate dei nostri colleghi italiani, proprio come facevano con le nostre.

In questi giorni noi abbiamo sperato che i sindacati in Italia lottassero. Non per mantenere noi il nostro lavoro a Tychy, ma per mostrare alla FIAT che ci sono lavoratori disposti a resistere alle loro condizioni. I nostri sindacati, i nostri lavoratori, sono stati deboli. Avevamo la sensazione di non essere in condizione di lottare, di essere troppo poveri. Abbiamo implorato per ogni posto di lavoro. Abbiamo lasciato soli i lavoratori italiani prendendoci i loro posti di lavoro, e adesso ci troviamo nella loro stessa situazione.

E’ chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente.

Per noi non c’è altro da fare a Tychy che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere. Noi chiediamo ai nostri colleghi di resistere e sabotare l’azienda che ci ha dissanguati per anni e ora ci sputa addosso.

Lavoratori, è ora di cambiare”.

dal si.to www.sinistraprato.it

martedì 15 giugno 2010

UN RICATTO, NON UN ACCORDO

http://www.fiom.cgil.it/auto/fiat/pomigliano/10_06_14-PuntoFiom.pdf

FIAT: CGIL, PROPOSTE AZIENDA PER POMIGLIANO VIOLANO COSTITUZIONE
Nel documento consegnato alle organizzazioni sindacali dalla Fiat emergono "profili di illegittimità" in materia di malattia e diritto di sciopero e una proposta di accordo che può "violare leggi e Costituzione".
E' quando sottolinea la segreteria nazionale CGIL in una nota sulla trattativa per lo stabilimento di Pomigliano d'Arco.
ASCA 14 luglio 2010